Levatasi i pochi indumenti che indossava e chiusa la porta a chiave si buttò sotto la doccia rivolgendo il viso al getto bollente di acqua che le scottava piacevolmente il viso; muscoli che non si era resa conto si aver tenuto rigidi si stavano sciogliendo grazie all'acqua al limite dell'ustione e alle gentili carezze del panno impregnato di oli profumati che usava per frizionare la pelle ed esfoliarla, rendendola di nuovo liscia e morbida.
La patina sottile di sale che le aveva ricoperto la pelle durante il sonno scendeva nello scarico della doccia insieme ai cattivi ricordi di quella notte.
Rinfrancata e riscaldata fin dentro al midollo delle ossa tornò verso la sua camera che non distava nemmeno cinque metri dal bagno con una nuova maglietta, biancheria intima e un paio di pantaloni di cotone rosa pesca che aveva ripescato dall'armadietto personale di Saraphine.
Ma qualcosa non quadrava.
La corrente d'aria che filtrava dalla porta della sua camera chiusa per metà non poteva essere cosi gelida; in effetti non avrebbe dovuto esserci nessuna corrente, quando era uscita dalla stanza la porta-finestra era saldamente chiusa. In inverno quando di notte non riusciva a dormire le piaceva uscire in terrazza e sentire la pelle che iniziava piacevolmente a pizzicare quando la pelle d'oca le si diffondeva in tutto il corpo facendo rizzare i piccoli peli biondi delle braccia e del viso.
Il freddo la faceva sentire viva, le faceva percepire la forza della natura sulla pelle, riusciva a calmarla nel profondo come nient'altro.
Ad ogni passo che compiva avvicinandosi alla sua stanza sentiva lo stomaco stringersi sempre di più, si era sempre fidata del proprio istinto, l'aveva sempre avvertita di chi fidarsi e chi tenere lontano.
In quel momento ogni singolo atomo del suo essere le stava gridando di voltarsi e scappare a qualsiasi cosa avesse trovato ad attenderla nella sua stanza.
Ma un altro sentimento prese forma in lei, la vecchia consapevolezza che il suo destino si sarebbe compiuto li sulle rive del lago ora l'attraeva irrimediabilmente verso la stanza e la stava spingendo ad aprire la porta per affrontare qualsiasi destino le avrebbe riservato il futuro.
Senza rendersene conto, si fermò, stando in piedi di fronte alla porta; osservandola con il cuore che batteva a una velocità che avrebbe steso persino un podista.
Fece un passo, poi un altro, le dita quasi sfioravano la maniglia di ottone lavorato, quando, dalle labbra le sfuggi un piccolo risolino isterico.
Nella mente le prese forma l'immagine di un vecchio film horror dove si sapeva che aprendo la porta, ci sarebbe stato l'assassino di turno con un'accetta pronta a colpire la protagonista in mezzo alla testa.
Lentamente spinse la porta. quella che prima era solo una leggera corrente d'aria gelida, divenne una piccola bufera che la investì mentre compiva i primi passi sul gelido legno del pavimento.
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