Infatuation
Cap.2 pt.6
Mi girai verso Roy che stava guardava fisso davanti a se poi scosse la testa.- Poi cosa successe?- mi chiese.
-Be, mio padre lasciò l’appartamento a mia madre che lei abbandonò subito per tornare a vivere dai miei nonni. Inoltre ogni due mesi le spediva un assegno per il mio mantenimento che lei rimandava sempre indietro. Gli assegni continuano ad arrivare e lei continua a rifiutarli. Non vuole saperne più niente di lui…-
-Mi sembra più che giusto, avrei fatto lo stesso se fossi stato in lei…- mi guardò negli occhi e per qualche istante fummo prigionieri dei nostri sguardi.
Lui non poteva distogliere gli occhi dai miei, come io non potevo distogliere i miei dai suoi.
In quel momento si instaurò un legame tra noi, qualcosa che era ancora debole, tenue, ma che col tempo sarebbe diventato forte e che ci avrebbe reso inseparabili.
Staccò gli occhi dai miei e il mondo tornò pieno di persone, luce, colore, suoni…
-Hai detto che tua madre fa l’avvocato?- riprese dopo un po’.
-Si quando compii due anni lei si iscrisse alla facoltà di legge e adesso lavora presso uno studio a Detroit da otto anni, ha sempre avuto un buon intuito per quel lavoro e ha fatto carriera in fretta.-
Mi lanciò un occhiata con un sorriso sulle labbra.- Una storia a lieto fine.-
-Se non lo fosse non sarei qui…-gli sorrisi di rimando ma a quelle parole rabbrividì.
-Tuo padre adesso cosa fa? Dove si trova?-
-Sinceramente non lo so bene l’unico contatto che abbia mai avuto con lui sono gli assegni che ci mandava. Venivano tutti da Portland. In quanto al lavoro presumo che faccia lo stesso da quando ha lasciato mia madre. Adesso sarà direttore di un ospedale o qualcosa di simile non so.-
-Faceva il dottore?-
-Si-
Mi sembrò parecchio sorpreso.- Come può una persona che ne cura altre e probabilmente le salva anche la vita,mettere li suo lavoro al di sopra della vita di sua figlia e di sua moglie?-
Scoppiai a ridere senza sapere il motivo, perché in realtà avevo solo una gran voglia di piangere. Niente di strano in fondo mi succedeva tutte le volte che parlavo di mio padre.- Non lo so davvero. Sono anni che mi faccio la stessa domanda.- poi senza che me ne rendesi conto le lacrime sgorgarono calde dai miei occhi e mi ritrovai piegata su me stessa con le braccia strette ai fianchi a versare lacrime per qualcuno che non se lo meritava. Qualcuno che mi aveva fatto sentire una nullità con la sua semplice assenza. Sentivo anni di odio che scendevano lungo le mie guance sotto forma di acqua, lasciando il segno del loro passaggio.
Roy vedendomi in quello stato reagì nel modo più inaspettato. In genere i ragazzi si spaventavano quando una ragazza si scioglieva in lacrime davanti a loro, e cercavano di gestire la faccenda con qualche pacca sulla spalla o addirittura scappando.
Roy invece mi sollevò e mi fece sedere sulle sue ginocchia cullandomi la testa sul suo petto accogliente, sussurrandomi parole dolci all’orecchio e accarezzandomi i capelli con gesti lenti e rassicuranti.
Dopo un po’ riuscii a riprendermi e mi alzai velocemente rendendomi conto che agli occhi di un estraneo saremmo potuti sembrare una coppia e mi risedetti sulla panchina un po’ più lontana da lui rispetto a prima.
Mi posò una mano sulla spalla e me la strinse con fare rassicurante.
Poi mi chiesi perché ero andata a raccontare a un estraneo cose che non sapeva nessuno a parte la mia famiglia.
Persino a Gas avevo semplicemente detto che mio padre se ne era andato e soprattutto non avevo pianto davanti a lui.
Mentre con Roy avevo sentito di potergli raccontare tutto.
-Posso chiederti un favore?- mi chiese dopo un po’.
-Direi che principalmente dipende dal favore…- sorrisi.
-Giustamente.- sorrise di rimando ma non continuò.
Aspettai qualche minuto.- Allora questo favore?-
Mi guardò, poi sembrò cambiare idea - Niente fa lo stesso-
Passammo un’altra ora a parlare del più e del meno. Poi scorgemmo fra la folla Gale e Josie di ritorno.
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