Infatuation
Cap.2 pt.1
La prima settimana passò piuttosto in fretta. Uscii quasi tutte le sere con Josie e Gale che tutte le volte invitava a sua volta un altro amico in modo che non mi sentissi di troppo. Finalmente era arrivato il sabato. Quella sera avrei cominciato a lavorare all'Arnold e non vedevo l’ora. Ero quasi sempre sola in casa perché la nonna fra il club del libro e i pomeriggi a giocare a bingo non aveva molto tempo per stare con me. Era per questo che odiavo le vacanze estive. La mamma mi mandava qui per farle compagnia, quando di compagnia non ne aveva certo bisogno. Era la persona meno sola al mondo. Delle volte al mattino o al pomeriggio le sue amiche vecchie, rugose e puzzolenti di muffa venivano a trovarla per un the e pasticcini o per leggere insieme il giornale del mattino. Ormai non ci facevo più molto caso all’assenza della nonna ma quando ero più piccola avevo paura di restare a casa da sola. Guardai l’orologio che segnava le 18:00. Cominciai a prepararmi per andare a lavorare.
L'Arnold era a dieci minuti a piedi da casa. Arrivai in perfetto orario.
Come gli anni precedenti fui presentata ai nuovi colleghi e salutai quelli che già conoscevo. Ci mettemmo a lavorare. Ora che ci penso fu proprio quella sera che lo incontrai per la prima volta. Io mi trovavo dietro il bancone e stavo pulendo la macchinetta per fare il caffè. Era presto ancora, quindi c’era poco giro.
-Mi scusi?- disse una voce alle mie spalle.
-Mi voltai e sorrisi al ragazzo che mi ritrovai davanti – Dimmi pure.- era un bel ragazzo alto, molto alto oltre il metro e novanta. Aveva gli occhi molto scuri quasi neri. Poi notai che mi stava fissando e di colpo arrossii… questo sì che era imbarazzante. Lo strano ragazzo si riscosse e mi sorrise.
-Mi scusi?- disse una voce alle mie spalle.
-Mi voltai e sorrisi al ragazzo che mi ritrovai davanti – Dimmi pure.- era un bel ragazzo alto, molto alto oltre il metro e novanta. Aveva gli occhi molto scuri quasi neri. Poi notai che mi stava fissando e di colpo arrossii… questo sì che era imbarazzante. Lo strano ragazzo si riscosse e mi sorrise.
-Un cappuccino da portare via per favore.- una voce profonda molto bella ma… come dire… era piatta, senza emozioni, inquietante.
Gli preparai il cappuccino in fretta e gli porsi il bicchiere di carta –Fanno tre dollari.- incredibile mi stava fissando di nuovo! E come se avessi detto o fatto qualcosa di divertente scoppiò a ridere. L’avevo descritto strano per caso? Bhè l’avevo sminuito era peggio che strano era schizzato perso!
Gli sorrisi intimorita e lui se ne andò ridendo. “Che se lo ficchi dove non batte il sole il cappuccino, e la sua risata del cavolo!” mi dissi. Bhè il misterioso sconosciuto ce l’aveva fatta, mi aveva rovinato la giornata. Sicuramente sarei rimasta imbronciata tutta la sera. Accidenti.
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