lunedì 20 giugno 2011

Silver Moonlight 17°capitolo

lyla prese con mani tremanti la tazza di ceramica blu con il caffè che Francis le stava porgendo.

Il calore della tazza si diffondeva alle dita risalendo le braccia, andando a sciogliere un blocco ghiacciato che sentiva al centro del petto e che non si era accorta di avere.

Guardando all'interno del recipiente, riusciva a vedere ancora le minuscole parti del caffè macinato.

Per quanto inquietante e spaventosa, dovette ammettere a se stessa che sarebbe stato interessante poter usare di tanto in tanto la visione ingrandita per guardare il mondo da un'altra prospettiva.

Ma che razza di idee le venivano? Non era proprio il caso di fantasticare su una cosa grave come quella.

Fece un mega sospiro cercando di calmare almeno un poco i nervi; chiuse gli occhi e bevve, era una situazione al di là di ogni possibile spiegazione logica. Sarebbe rimasta cosi per sempre? Si augurò che in qualche modo quella situazione si sistemasse o la sua vita per come l'aveva vissuta fino a quel momento sarebbe cambiata completamente.

Completamente arresa a quella situazione appoggiò le labbra screpolate dal freddo al bordo tiepido della tazza e bevve.

Uno dopo l'altro i sorsi di caffè scesero lungo la gola fino a raggiungere lo stomaco bruciando piacevolmente.

Era il momento di aprire gli occhi e affrontare la situazione, restarsene li impaurita ed indifesa non l'avrebbe aiutata.

  • grazie fran-

  • non c'è di che tesoro. Te la senti di rimanere qua da sola? Devo proprio rimettermi alla ricerca di quel dannato colore o non lo troverò mai.-

lyla alzò la testa verso il viso del vecchio e quando aprì gli occhi per rispondergli, ebbe un tuffo al cuore.

Cosi come era comparso, l'effetto lente era sparito.

  • lyla?-

  • come?-

  • ho chiesto, se posso tornare in magazzino.-

  • mmh si, scusa, vai pure. sto bene.-

e in quel momento lo pensava davvero, ora che sembrava che il problema occhi si fosse risolto era più tranquilla anche se, comunque, il senso di angoscia che provava da quando si era svegliata quella mattina era ancora li e sembrava non avere alcuna intenzione di andarsene.


Come previsto francis impiegò un'altra ora abbondante nella ricerca, e solo dio sa come riusci a districarsi tra gli scaffali e gli scatoloni del deposito di vernici, uscendo poi vittorioso con la scatola metallica in una mano

Con la latta finalmente in suo possesso, si incamminò verso il lago senza fretta, felice di poter finalmente fare qualcosa che amava.


Un passo dopo l'altro lyla si allontanò dal paese lasciando la strada trafficata del centro svoltando per una via secondaria priva di vetrine. Le serrande abbassate dei magazzini dei negozi tenevano lontani i turisti interessati allo sfarzo e al luccichio della merce esposta.

Più si allontanava dalla caotica massa umana in centro, più sentiva di allontanarsi da un mondo di cui non faceva parte.

Il lago le dava sempre una calma interiore profonda. Come un balsamo andava a lenire le ferite e le ammaccature che la vita le proponeva ogni giorno da affrontare.

A volte, come quel giorno, sentiva il bisogno fisico di andarci, di stare vicina ai pini che quasi non lasciavano lo spazio per camminare sulla riva tanto si erano spinti vicino all'acqua come se fossero anche loro stati attratti da una forza sconosciuta.

Solitamente passeggiava sulla sottile striscia di terreno tra l'acqua e le piante, cosi era più facile avvistare le pietre più larghe e sottili, le migliori per essere dipinte con i paesaggi innevati che attiravano tanto i turisti. Tutti volevano tornare a casa con un pezzo di lake louise, e con i massi colorati da lyla in qualche modo lo facevano davvero.

La riva però ora era ricoperta da uno spesso strato di ghiaccio, troppo pericoloso da attraversare, avrebbe dovuto pensarci prima, un errore da turista occasionale non da una che era nata lì. Chissà cosa le diceva la testa.

No, avrebbe dovuto trovare un'altra strada se voleva mettersi al lavoro.

E doveva assolutamente, in negozio la scorta era stata esaurita durante l'ultimo week-end. Non avrebbero guadagnato un centesimo se fosse tornata indietro a mani vuote. Non aveva altra scelta. Avrebbe dovuto addentrarsi nel fitto bosco di abeti e spingersi più in su lungo la sponda destra, quella meno ripida e cercare un varco abbastanza largo da permetterle di raccogliere almeno una decina di sassi, sarebbero dovuti bastare fino a quando il gelo avesse allentato la morsa ferrea in cui da giorni teneva il Canada del sud-ovest, dandole cosi modo di avvicinarsi di più alla riva per raccogliere sassi sufficienti per una settimana intera.

Tornò indietro sul sentiero di circa cinquanta metri, scegliendo di passare tra due pini che sembravano più piccoli degli altri, lasciandole più spazio per passare.

Lyla in seguito non avrebbe saputo spiegare la scelta che fece quel giorno, ma di una cosa era sicura. Avrebbe potuto semplicemente rinunciare, e chiedere aiuto ad joseph.

Eppure, aveva continuato da sola, inoltrandosi sempre di più, cambiando definitivamente il corso della propria vita.

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