lunedì 18 luglio 2011

Silver Moonlight 21°capitolo

Quando si accorse dell'errore fu troppo tardi. Il danno era già stato fatto.

  • io chiamo la polizia-

  • no joseph, non ce n'è bisogno...-

non aveva nemmeno fatto in tempo ad aprire la bocca che lui era già impegnato in una discussione accesa con la stazione di polizia locale.

  • lo sai quanto ci tiene a te.-

saraphine era meravigliosa. Indossava un paio di jeans bianchi e un maglioncino di lana a collo alto dello stesso colore. I lunghi capelli biondi in quel momento erano raccolti alti sulla testa in una crocchia.

Sembrava la regina delle nevi di qualche fiaba della buonanotte.

  • si lo so, ma credo che sia eccessivo chiamare la polizia. Io sto bene e a quest'ora chissà dove sarà finito quel tizio.-

  • per quanto ne sappiamo noi lyla, potrebbe anche essere una persona pericolosa è nostro dovere denunciare l'accaduto. Eravamo cosi preoccupati per te tesoro. Non vorremmo mai che succedesse al figlio di qualcun altro, per questo dobbiamo farlo .-

aveva ragione. Si sarebbe sentita terribilmente in colpa se a causa della sua reticenza a denunciare l'accaduto un'altra ragazza fosse stata aggredita.

Annuì silenziosamente, senza alzare lo sguardo dal tessuto arabescato del divano.

Non poteva biasimarli per come avevano reagito, appena uscita dal bosco si era resa conto di avere l'aspetto di uno che aveva appena finito un'esercitazione militare. Aveva cercato in tutti i modi di entrare in casa il più silenziosamente possibile per non farsi vedere conciata cosi, ma sfortuna volesse che quel testardo di suo zio la stesse aspettando appollaiato sulla poltrona accanto al divano dove si trovava lei ora.

Joseph era quasi svenuto alla vista di lei tutta sporca di fango, e il sangue che imbrattava la giacca all'altezza dello strappo aveva fatto da ciliegina sulla torta. Da quel momento era stato tutto un turbinio di imprecazioni che provenienti dalla bocca di joseph suonavano veramente strane. Era un uomo pacato, si agitava molto questo è vero, ma non era tipo da sfornate parolacce in serie.

Nel trambusto, saraphine si era svegliata e mentre cercava di calmare suo marito che ormai era sull'orlo di un attacco di panico, aveva fatto cenno di via libera a lyla che non se lo era fatto ripetere due volte ed era corsa in camera sua.

Chiusa la porta della stanza alle sue spalle, aveva girato la chiave nella toppa rimanendo da sola con il cuore che le andava a mille.

Era corsa in bagno e si era strappata la giacca lasciandola cadere sul pavimento. La maglia sottostante era impregnata del sangue che aveva perso dal taglio vicino alla clavicola. Aveva appoggiato delicatamente le dita sulla ferita aperta ma le aveva ritratte quasi subito. Quella ferita faceva un male cane.

Non riusciva a capire come se la fosse fatta, di sicuro non era stato cadendo perchè quando si era risvegliata sulle rive del lago ce l'aveva già. Più ci pensava meno riusciva a trovare una risposta razionale.

Era tutto assurdo, era assurdo che un uomo l'avesse aggredita, era assurdo l'incidente nel negozio di Francis.

Era esausta. Aveva fatto una rapida doccia lavando bene la ferita sotto al getto di acqua bollente in modo che non facesse infezione; dio solo sa con cosa si era ferita e quale tipo di germi potevano essere entrati. Uscita dalla doccia si era guardata allo specchio e aveva scoperto che non era grave quanto aveva creduto cosi si era messa un cerotto e si era rivestita con jeans puliti e una felpa attillata con un pupazzo di neve disegnato sopra. Poi era scesa al piano di sotto dove gli zii stavano ancora parlando al telefono. Cosi lei si era seduta sul divano ad aspettare che cominciassero con il fuoco di domande.

Ma non fecero in tempo a raggiungerla che il campanello di casa suonò.

Quando saraphine tornò non era da sola, con lei c'era un agente della polizia del Canada.

L'agente che venne a raccogliere la sua deposizione era un uomo che doveva avere circa quarat'anni.

Era stempiato e quei pochi capelli che gli rimanevano sul retro della nuca, da castani stavano diventando grigi.

Sulla distintivo che portava appuntato al petto lyla riuscì a leggere il nome: Agente Denton.

  • allora, tu devi essere Lyla. Giusto?-

  • ehm, si. Si signore.-

  • bene. Ottimo.-

si interruppe per un attimo e tirò fuori dalla giacca blu un taccuino tutto spiegazzato sul quale cominciò a scrivere con una penna che aveva preso dalla tessa tasca.

  • hai riconosciuto la persona che ti ha aggredita?-

  • no, non sono riuscita a vedere molto in quel momento-

  • capisco.-

  • e dimmi ricordi qualche dettaglio dell'uomo? Che ne so il colore dei capelli, una cicatrice, un segno particolare.

  • Sta scherzando vero?-

l'uomo parve sinceramente preso in contropiede dalla risposta acida.

  • lyla, ti prego.-

saraphine le lanciava occhiate di fuoco mescolate a....cosa? Imbarazzo?

  • no zia. Niente lyla ti prego.-

volevano farla incazzare? Beh ci stavano riuscendo alla grande

  • non essere maleducata con l'agente Denton. Sta solo facendo il suo lavoro.-

  • lui sta facendo il suo lavoro ma io sono stata aggredita in un bosco quando ormai era già sera. Da un uomo che probabilmente mi ha pedinata per tutto il tempo e che poi mi ha feri....ehm fermata buttandomi a terra. Credete che io abbia avuto il tempo di fermarmi e chiedergli qual'è il suo tipo di cioccolata preferita?-

per qualche secondo nessuno parlò. Ognuno perso nei propri pensieri. Alla fine il primo a parlare fu zio joseph.

  • agente, mia nipote è chiaramente shockata da quello che le è successo-

pollici in alto per joseph.

  • sarebbe possibile finire un'altra volta? Magari domani?- l'agente Denton chiaramente seccato di essere stato intralciato da una ragazza, alzò il sopracciglio sinistro e con l'aria di chi ha appena scoperto che dovrà fare un doppio turno annuì con poca convinzione.

  • Certo signor...mi scusi...-

joseph assottigliò gli occhi in uno sguardo seccato.

Ah! chi era ora che si comportava male?

  • Lewis, Joseph Lewis.-

  • certamente signor lewis. Allora passerò domani sera.-

detto questo si alzò dalla poltrona sulla quale si era seduto e si avviò verso la porta d'ingresso accompagnato da joseph e saraphine. Poi si voltò e toccandosi la visiera si accomiatò con un: -signora lewis, signor lewis. Buonasera.

Lyla soffiò fuori l'aria dai polmoni quando lo scatto della porta che si chiudeva risuonò nell'aria.


Nessun commento:

Posta un commento