lunedì 19 settembre 2011

Silver Moonlight 24°capitolo

buongiorno a tutti! non sò quanti siano rimasti a seguire il blog ma spero che qualcuno ci sia ancora. mi dispiace non essere stata presente nell'ultimo mese ma dopo un lungo periodo (non di vacanza ma di lavoro) sono tornata per deliziarvi (almeno lo spero) con i nuovi capitoli della mia storia silver moonlight e con una sorpresa. ebbene si ho cominciato un altro racconto. spero che anche questo potrà piacervi perchè ho grandi progetti su questa nuova storia. devo ancora decidere bene in quale giorno postarvelo ma vi prometto che sarà a breve.

p.s. blogger non mi fà caricare il banner di SM per cui vi posterò il capitolo senza la solita immagine a precederlo

SILVER MOONLIGHT capitolo 24

Per fortuna li convinse a non chiamare la polizia visto che in ogni caso sarebbero tornati il giorno dopo.

Guardando l'orologio digitale lyla si corresse.

Sarebbero tornati quel giorno stesso. Erano le due di notte passate.

Recuperato un pezzo di cartone compresso dallo studio di saraphine coprirono la finestra meglio che poterono. Poi dopo mille rassicurazioni da parte di lyla uscirono dalla sua camera e tornarono a letto.

Rimasta nuovamente sola doveva affrontare qualsiasi situazione avrebbe trovato in bagno.

Appoggiando la mano sulla maniglia, ebbe un nuovo un deja-vu della notte in cui l'uomo era entrato in camera, sua solo dio sa per fare cosa. Anche allora aveva avuto paura di aprire la porta, con l'angoscia che le serpeggiava nella pancia. Quell'uomo la turbava anche al di là che fosse il suo aggressore indemoniato.

Inserì la chiave che aveva recuperato dal cassetto e abbassando la maniglia apri lentamente.

Lui era esattamente dove lo aveva lasciato quando lo aveva trascinato a forza dentro. Appoggiato scompostamente nella porzione di pavimento tra la doccia e il wc.

Era immobile e tra un respiro e l'altro passava cosi tanto tempo che lyla pensò che fosse morto in un primo momento.

Rimase li in piedi, ferma come una statua a fissarlo per un tempo lunghissimo.

Sembrava che stesse dormendo. I capelli rossicci gli scendevano sugli occhi dal taglio allungato contornati da ciglia chiare come i capelli. Lyla ricordava di averli visti in modo chiaro la notte prima. Erano grigi e freddi come il ghiaccio. Non poteva negare che fosse davvero un bell'uomo. Non dimostrava molti anni più di lei, venticinque o forse ventisei.

Non sapeva cosa fare. Doveva cercare di svegliarlo?

Il completo nero notte luccicava sotto qualsiasi fonte di luce abbastanza forte da raggiungere la stoffa. Non potendo più resistere gli si inginocchiò accanto e appoggiò una mano sul tessuto. Era di squisita fattura, doveva essere senza dubbio seta. Un completo comprato in un negozio di classe. E senza accorgersene cominciò a fantasticare di cosa si occupasse nella vita di tutti i giorni. Probabilmente era un mafioso di quelli stile scarface o il padrino. Non era cosi difficile trarre una conclusione di quel tipo visto cosa le aveva fatto e come era vestito.

Alla faccia dell'ovvietà.

Si appoggio alla lastra di vetro soffiato della doccia abbracciando con le braccia le gambe portandosele al petto.

Dio quanto era stanca.

Anche se aveva dormito dopo essere tornata dal lago non aveva veramente riposato, poi lui aveva fatto irruzione ed ora eccola li. Ad aspettare solo dio sapeva cosa.

Dopo qualche minuto sentì dei lamenti sommessi venire dalla bocca di lui, stava soffrendo? Forse il sangue che gli era sceso dalla manica veniva da una ferita grave che nell'irruzione in casa si era riaperta e che ora gli faceva molto male.

Stava per entrare nel panico. non sapeva cosa fare, non sapeva se doveva cercare di svegliarlo o lasciare che lo facesse lui da solo. Era sempre più combattuta quando lui scelse per lei e aprì gli occhi.

Si, erano stupendi proprio come li ricordava. Grigi come le nuvole prima della pioggia, e con piccole venature più chiare.

Era cosi persa ad ammirare ogni minimo particolare delle sue iridi, da non notare che lui stava cercando di alzarsi.

Appoggiando le braccia a terra cercò di fare leva su quello ferito, ma si accasciò immediatamente con gemiti di protesta.

  • non sforzarti, credo tu sia ferito.-

le parole che le uscirono di bocca erano ben diverse da quelle che avrebbe voluto dire. E dallo sguardo stranito che le lanciò anche lui doveva aver pensato la stessa cosa. Un criminale era steso sul pavimento del bagno della sua camera e lei si preoccupava che stesse male? Ma cosa diavolo le diceva la testa?

  • adesso ti preoccupi per me?- disse lui in un sussurro, quasi le avesse letto la domanda negli occhi.

Ok. si sarebbe immaginata una qualsiasi altra risposta, del tipo: -scusa se ti sono piombato nella camera da letto per due notti di fila-, ma il sarcasmo non era tra quelle.

Che razza di maleducato!

-come scusa?- era una sua impressione o la situazione si stava facendo alquanto surreale?

  • prima.- disse lui con evidente affanno. - nel bosco, mi hai fatto parecchio male.-

questa si che era bella!

Lui che le aveva quasi spezzato una caviglia, voleva passare per vittima?

Strinse i pugni conficcandosi le unghie nella carne fino a quando non sentì dolore. Doveva assolutamente trattenersi o altrimenti gli avrebbe fatto del male sul serio questa volta.

Doveva concentrarsi sul suo obbiettivo. Doveva avere delle risposte.

Chiuse gli occhi e inspirò l'aria dal naso fino a quando i polmoni non le fecero male poi espirò forte dalla bocca. Quando fù sicura di aver ritrovato un po' di chiarezza riapri gli occhi, scoprendolo intento a fissarla.

  • Hai intenzione di parlare o continuerai a fare cose da pazza?-

oh bhe se voleva la guerra...

  • senti tu. Tutto questo è a dir poco assurdo. Io non ti conosco! Non so chi sei ne da dove provieni. Sei tu quello disturbato mentalmente. Ieri notte ti sei introdotto in casa mia, oggi pomeriggio mi hai aggredita e stanotte sei entrato di nuovo.

    Ora vedi di fare come dico io. Ti farò delle domande e tu mi darai delle risposte o chiamerò la polizia.- dicendo cosi estrasse dalla tasca il telefonino e glielo mostrò come a sottolineare il concetto. - e questa volta dirò loro la verità su dove sei.-

  • hai mentito alla polizia?- chiese lui in tono divertito.

  • si. ho dovuto. - ammetterlo con uno sconosciuto potenzialmente pericoloso non era stata una buona mossa, dandogli quelle informazioni poteva avvantaggiarlo nel caso lui avesse voluto colpirla per poi fuggire di nuovo. Si soffermò a pensare ancora per qualche momento studiandolo attentamente. È difficile decifrare il linguaggio corporeo di una persona che non conosci per niente. Sarebbe stata attenta ad ogni piccolo gesto per cercare di capirlo meglio. -Se ti avessi denunciato, loro ti avrebbero arrestato e io non avrei mai ottenuto le risposte che volevo. Non mi avrebbero mai lasciata sola con te e, chiamalo intuito, dubito che tu avresti detto loro tutta la verità.

  • Ragazza perspicace. Si; avrei detto loro il minimo necessario. Quanto bastava per dar loro l'impressione che non stessi nascondendo niente. Non posso finire in prigione.- si passò le mani tra i capelli poi con il dito medio si massaggiò la pozione di pelle sopra al naso. Ripetendo il gesto più volte.

    Doveva essere un segno di stanchezza.

Bhe lo erano entrambi, ma lyla non poteva ancora concedersi il lusso di correre tra le confortevoli lenzuola del suo letto. C'erano ancora un paio di cose da risolvere e una di quelle era rappresentata dall'uomo che giaceva sanguinante sul pavimento del suo bagno.

Sarebbe stata una nottata lunga.